Età di un assassino: clinica forense, fosfatasi alcalina

L’età di un assassino costituisce, per gli investigatori che si occupano di episodi criminali, un indizio di  grande importanza.
La chimica clinica forense ha un nuovo mezzo per scoprire se tracce di sangue presenti sulla scena del crimine appartengono a un minore o a un adulto.

Finora l’unico mezzo per individuare un assassino è stato quello dell’analisi del DNA che contiene le informazioni genetiche di un individuo. L’ordine in cui le basi azotate si presentano è definito come la sequenza del DNA ed ogni persona ha una sequenza di DNA unica. Il test, se effettuato presso Laboratori accreditati dà una probabilità di oltre il 99.99%.

Tuttavia quando il sangue del presunto assassino appartiene a un individuo non sospettato tale tecnica analitica diventa poco efficace a meno di non fare analisi a tappeto cercando di individuare il soggetto o un suo parente stretto.

Un indizio utile agli investigatori può essere sicuramente quello di conoscere l’età dell’assassino per restringere il campo delle persone eventualmente coinvolte. Il Prof. Jan Halámek  dell’Università di Albany dello Stato di New York che si interessa di biotecnologie forensi ha rivolto i suoi studi alla scoperta di un test rapido per avere indicazioni relative all’età dell’individuo e per misurare da tempo la traccia ematica è presente sulla scena del crimine.

Fosfatasi alcalina

L’attenzione dei ricercatori si è rivolta alla fosfatasi alcalina, un particolare enzima, appartenente alla classe delle idrolasi, presente in vari tessuti del corpo come fegato, ossa, reni e intestino la cui concentrazione è rilevabile nelle ossa e nelle cellule epatiche.

I livelli maggiori di fosfatasi alcalina si hanno durante la crescita delle ossa e diminuiscono a 17 anni per le donne e a 18 per gli uomini.

Per simulare il sangue umano i ricercatori si sono avvalsi di 100 campioni di siero.  Per determinare la concentrazione di fosfatasi alcalina presente hanno utilizzato la reazione tra acqua e paranitrofenilfosfato che dà, come prodotto di reazione, il paranitrofenolo e l’acido fosforico

paranitrofenilfosfato

Il paranitrofenolo è un composto di colore giallo che può essere determinato quantitativamente per via spettroscopica.

Quanto maggiore è la concentrazione di fosfatasi alcalina tanto più rapida è la conversione del paranitrofenilfosfato in paranitrofenolo. Si ha così una conseguente variazione di colore.

Un test statistico ha evidenziato che il test ha una probabilità del:

  • 99% nel differenziare un ragazzo da un uomo
  • 100% nel differenziare una ragazza da una donna.

Tali risultati si hanno anche quando il reperto è rimasto per 48 ore sulla scena del crimine.

Bisogna comunque tener presente che tali risultati non sono stati ottenuti con sangue umano in cui i livelli di fosfatasi alcalina sono dovuti, oltre che all’età, anche da eventuali malattie ossee o da abuso di alcol.

Pertanto il team di ricercatori amplierà le sue ricerche a un campione più ampio utilizzando sangue umano. Si valuterà  se i risultati possono anche distinguere i soggetti, oltre che per età, anche per sesso ed etnia.

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