Riciclaggio della plastica non riciclabile

I ricercatori dell’Università del Michigan hanno trovato un metodo di riciclaggio della plastica non riciclabile.

Per molti anni i chimici hanno rivolto i loro studi all’ottenimento di bioplastiche con l’obiettivo di ottenere i monomeri da fonti rinnovabili di biomassa.

Tuttavia i materiali prodotti interamente o parzialmente derivati da biomassa come mais, canna da zucchero o cellulosa in sostituzione dei derivati da fonti fossili come il petrolio non sono necessariamente biodegradabili.

La biodegradazione è un processo biochimico in cui i microrganismi convertono i materiali in acqua, anidride carbonica e biomassa. Il processo di biodegradazione dipende dalle condizioni ambientali circostanti e dal materiale.

Pertanto alcune bioplastiche sono biodegradabili, come l’acido polilattico e i poliidrossialcanoati mentre ma altre non lo sono come il bionylon o il biopoliestere.

La biodegradabilità non dipende, infatti, dal materiale con cui è stata ottenuta una bioplastica ma dalla sua struttura chimica.

Ci sono quindi plastiche completamente a base biologica che sono non biodegradabili e, alcune a base fossile, che possono biodegradarsi in determinate condizioni ambientali.

Polivinilcloruro

Tra le plastiche non biodegradabili vi è il polivinilcloruro che, per le eccellenti proprietà di isolamento elettrico e buona resistenza agli urti e alle sostanze chimiche, è largamente utilizzato.

Può essere trovato in una varietà di prodotti di uso quotidiano come telai di finestre, pavimenti, rivestimenti per i cavi elettrici e in vari articoli come tende da doccia, tende, teloni e abbigliamento.

Pur essendo un polimero termoplastico, tuttavia, presenta problemi di riciclaggio. In genere quando un polimero termoplastico è riscaldato si ammorbidiscono fino a liquefarsi, e si induriscono in un successivo raffreddamento.

La presenza di  plastificanti come gli ftalati, interferenti endocrini altamente tossici rendono il riciclaggio particolarmente complesso. Inoltre nel corso del riscaldamento è rilasciato acido cloridrico che, tra l’altro, può corrodere e corrodere gli impianti

Riciclaggio della plastica non riciclabile

Il riciclaggio della plastica costituisce una grande opportunità per ridurre sia l’impatto ambientale che l’esaurimento delle risorse essendo la plastica ottenuta da derivati del petrolio.

Per realizzare il riciclaggio di questa plastica non riciclabile i ricercatori hanno attuato un metodo elettrochimico per introdurre un elettrone nel sistema. Ciò rende possibile la rottura del legame carbonio-cloro con formazione di uno ione cloruro.

L’utilizzo di un metodo elettrochimico consente di  misurare la velocità con cui gli elettroni sono introdotti nel sistema e quindi la velocità di formazione dell’acido cloridrico.

Quest’ultimo può quindi essere utilizzato per la preparazione del cloruro di ammonio e di altri cloruri, per l’estrazione di zinco e rame dai loro minerali e successiva separazione elettrolitica. Si usa in tintoria, nell’industria conciaria, nell’industria della carta, della gomma sintetica, per la pulitura di metalli destinati a galvanostegia e per la disincrostazione  di caldaie.

Il riciclaggio della plastica finora non riciclabile costituisce un primo obiettivo in quanto gli scienziati stanno già pensando alle strategie più idonee per l’utilizzo di plastificanti biocompatibili

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