Plastisphere un nuovo ecosistema marino

La plastisphere o, tradotto in italiano plastisfera, è un neologismo che indica un nuovo ecosistema marino nato dall’accumulo di plastica nei mari.

L’inquinamento dei rifiuti di plastica è diventato una crisi ambientale sempre più grave. Recentemente, la plastica è stata rilevata in vari tipi di ambienti, compresi i tessuti umani, e ciò rappresenta una minaccia crescente per gli ecosistemi e gli esseri umani. Nell’oceano, i rifiuti di plastica sono infine frammentati in microplastiche a causa dell’interruzione dei processi fisici e chimici. Negli ultimi anni, i rifiuti di plastica a livello globale hanno raggiunto circa 6.3 miliardi di tonnellate.

Le microplastiche sono poi colonizzate da funghi, diatomee e batteri, che formano biofilm sulla superficie della plastica chiamata plastisphere. La profondità delle microplastiche nell’oceano e i nutrienti nell’acqua di mare circostante possono avere un grande impatto sulla struttura della comunità di microrganismi nella plastisphere

Materie plastiche e plastisphere

Le materie plastiche sono ampiamente utilizzate nell’industria e nella vita quotidiana grazie alla loro eccellente durata, plasticità, resistenza alla corrosione e basso costo. Tuttavia, la loro scarsa biodegradabilità costituisce un serio problema ambientale.

I polimeri come polietilene, polipropilene, polistirene, polivinilcloruro e polietilentereftalato sono le materie plastiche più comuni presenti nell’ambiente e rappresentano circa l’80% del rifiuti di plastica.
Oltre a questi composti, sono diffusi anche poliuretano e poliammidi.

A seconda della possibilità di degradazione possono essere suddivise in plastiche biodegradabili e non biodegradabili.
Le plastiche biodegradabili sono prodotte principalmente da fonti naturali, come l’amido o la cellulosa

È stata sviluppata una classe di plastiche biodegradabili, come l’acido polilattico, il polilcaprolattone, il poliidrossibutirrato e i poliuretani.

Smaltimento

Attualmente rifiuti plastici vanno in discarica e ciò comporta inevitabilmente un inquinamento secondario per l’ambiente.

Dal 70% all’80% dei residui di plastica è trasferito attraverso i fiumi al mare e distribuito lungo la costa, in superficie e sul fondo del mare, e anche in aree remote come gli oceani aperti lontani dalla terraferma

1 plastic buoy 1 da Chimicamo
microplastiche

Si generano così microplastiche definite come qualsiasi particella solida sintetica o a matrice polimerica dimensioni comprese tra 1 μm e 5 mm insolubili in acqua

Una volta che i rifiuti di plastica raggiungono l’ambiente marino, la galleggiabilità determinerà la distribuzione della plastica.

Alcune materie plastiche come PE e PP meno dense dell’acqua di mare galleggiano e sono trasportate su lunghe distanze dal vento e dalle correnti superficiali. Al contrario quelle con maggiore densità, come il PVC, hanno maggiori probabilità di affondare nell’acqua di mare.

A causa della degradazione microbica e vari effetti fisico-chimici, le materie plastiche che galleggiano sul mare possono perdere la loro idrofobicità superficiale e aumentare di densità nel corso di settimane o mesi, fino a sprofondare sul fondo del mare. Esse  possono durare da centinaia a migliaia di anni a causa della loro stabilità.

Biodiversità della plastisphere

La plastisphere costituisce un nuovo ecosistema marino descritto da una comunità microbica attaccata alla plastica e distinta dall’ambiente circostante

La microbiologa marina del Royal Netherlands Institute for Sea Research Linda Amaral-Zettler coniò per prima questo termine per indicare un nuovo ecosistema marino costituito, come gli altri ecosistemi da una comunità biologica di organismi interagenti e il loro ambiente fisico

Inoltre da un studio si è  scoperto che alcuni colori della plastica influivano sulla diversità dei microbi che li colonizzavano: le comunità su microplastiche blu avevano una diversità più ricca rispetto a quelle su plastica gialla o trasparente.

Da un altro studio si è scoperto che, rispetto ai batteri nelle acque circostanti, quelli nella plastisfera possedevano una quantità maggiore di geni, suggerendo che si fossero adattati per uno “stile di vita legato alla superficie”.

I microbi che compongono la plastisphere possono svolgere quindi un ruolo nel destino e nell’impatto della plastica

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