Ottenere carburanti da sacchetti di plastica

Uno studio pubblicato sulla rivista Science il 23 febbraio 2023 illustra come si possano ottenere carburanti dai sacchetti di plastica.

Le materie plastiche ottenute da combustibili fossili risalgono a poco più di un secolo. La produzione e lo sviluppo di prodotti in plastica hanno avuto un’impennata dopo la seconda guerra mondiale, trasformando così l’era moderna.

La plastica ha infatti cambiato il mondo perché offre prestazioni uniche e a basso costo. Ha rivoluzionato la medicina con dispositivi salvavita, ha reso possibili i viaggi nello spazio, ha alleggerito auto e jet, con risparmio di carburante e inquinamento, e ha salvato le vite degli uomini con caschi e incubatrici fino ai dispositivi di protezione personale usati durante la pandemia di COVID-19.

Tuttavia l’uso indiscriminato e la cultura dell’usa e getta hanno portato rapidamente a una situazione insostenibile. Molti manufatti come sacchetti di plastica e involucri per alimenti, hanno una durata di pochi minuti o ore, ma possono persistere nell’ambiente per centinaia di anni.

Inoltre le materie plastiche spesso contengono additivi che le rendono più resistenti, più flessibili e durevoli. Molti di questi additivi, tuttavia, possono essere tossici e, inoltre, prolungare la vita dei prodotti con alcune stime che vanno ad almeno 400 anni per abbattersi.

Una volta in mare, la luce solare, il vento e l’azione delle onde trasformano le plastiche in microplastiche ormai diffuse in tutto il mondo, dagli oceani alla Fossa delle Marianne. La plastisphere o, in italiano plastisfera, è un neologismo che indica proprio un nuovo ecosistema marino nato dall’accumulo di plastica nei mari

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Rimedi

Alla luce di questi fenomeni e considerando che i monomeri per ottenere i polimeri provengono da fonti non rinnovabili come il petrolio, si sono studiate le strategie più svariate.

La ricerca si è indirizzata verso le  bioplastiche ottenute da fonti rinnovabili di biomassa ma è importante osservare che bio-based non significa necessariamente biodegradabile.

Diverse aziende stanno investendo in imballaggi Plastic-Free come soluzione per ridurre i rifiuti di plastica e altre utilizzano la plastica non riciclabile per pavimentare le strade. Si è quindi pensato al riutilizzo e al riciclo della plastica.

È quindi necessario migliorare i sistemi di gestione dei rifiuti in modo che sia disponibile una infrastruttura per ricevere i rifiuti di plastica e garantire che un’elevata percentuale possa essere riutilizzata o riciclata. Inoltre si può far leva sul coinvolgimento dei consumatori nell’affrontare l’inquinamento da plastica per influenzare il mercato e ispirare un cambiamento comportamentale

La scoperta

La scoperta che appare sensazionale, condotta da un gruppo di ricerca internazionale guidato dal Department of Energy’s Pacific Northwest National Laboratory, consente di ottenere carburanti da sacchetti di plastica.

Attualmente per riciclare la plastica riciclare si procede tramite la rottura dei forti legami chimici che la rendono anche così persistente nell’ambiente. Questa fase di cracking richiede, però, temperature elevate, e ciò rende il processo costoso e ad alta intensità energetica.

I ricercatori hanno combinato la fase di cracking con una seconda fase che prevede la conversione immediata in un combustibile liquido simile alla benzina senza sottoprodotti indesiderati.

In questa fase sono utilizzati i catalizzatori di alchilazione attualmente utilizzati dall’industria petrolchimica per migliorare il numero di ottani della benzina.

La reazione che avviene alla blanda temperatura di 70°C evita la formazione di composti indesiderati che si formano in modo incontrollato.

Vi sono, tuttavia, dei limiti alla scoperta che si può attuare per il polietilene a bassa e prodotti in polipropilene. Il polietilene ad alta densità richiederebbe infatti un pretrattamento per consentire al catalizzatore di espletare la sua funzione.

La scoperta, tuttavia, costituisce un incentivo e un buon punto di partenza per ulteriori ricerche

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