Esche proteiche e COVID-19

Esche proteiche per combattere il COVID-19 potrebbero costituire un’arma efficace per prevenire e curare la malattia.

La pandemia da COVID-19 ha sconvolto il mondo e, secondo i dati del Ministero della Salute aggiornati al 20 gennaio 2023, ha portato a 6.713.093 decessi nel mondo.

I ricercatori della Cyrus Biotechnology, società fondata nel 2014 con sede a Seattle, Washington hanno avuto l’idea di inondare il corpo di proteine. Queste dovrebbero imitare l’enzima 2 convertitore dell’angiotensina.

Enzima 2 convertitore dell’angiotensina

Questo enzima è presente in molti tipi di cellule e tessuti tra cui polmoni, cuore, vasi sanguigni, reni, fegato e tratto gastrointestinale.

È presente nelle cellule epiteliali, che rivestono alcuni tessuti e creano barriere protettive.

È un enzima di superficie che sta sulle membrane cellulari delle cellule dei polmoni, delle arterie, del cuore, dei reni e dell’intestino.

Funge anche da punto di ingresso nelle cellule per alcuni coronavirus.

È infatti un recettore funzionale per la glicoproteina spike del coronavirus umano HCoV-NL63 e dei coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave umana, SARS-CoV e SARS-CoV-2.
Quest ‘ultimo è l’agente eziologico della malattia da coronavirus- 2019.

Il  virus SARS-CoV-2 si lega all’ACE2, come una chiave inserita in una serratura, prima dell’ingresso e dell’infezione delle cellule. Quindi, ACE2 agisce come un recettore  per il virus.

Lo scambio di ossigeno e anidride carbonica tra i polmoni e i vasi sanguigni avviene attraverso questo rivestimento epiteliale nel polmone. L’ACE2 è presente nell’epitelio del naso, della bocca e dei polmoni. Nei polmoni, l’ACE2 è molto abbondante negli pneumociti di tipo 2, un importante tipo di cellula presente negli alveoli polmonari, dove è assorbito l’ossigeno e rilasciata l’anidride carbonica di scarto.

La ricerca

Per molti anni i ricercatori gruppi si sono concentrati sui recettori esca per l’HIV e pochi altri virus, ma con pochi progressi clinici. Tale strategia ha inizio con lo scoppio della sindrome respiratoria acuta grave (SARS) 2 decenni fa.

Nel 2005, Josef Penninger, dell’Istituto di biologia molecolare di Vienna, scoprì che il coronavirus SARS si lega all’ACE2 nei topi. Il team sintetizzò solo la parte di ACE2 che sporge sopra la superficie cellulare ed è esposta al virus. Dimostrarono  che l’esca proteggeva parzialmente i topi dall’insufficienza polmonare. Tuttavia non ebbero il tempo di testare la loro esca sugli animali con la SARS prima che l’epidemia originale svanisse.

Da allora e, in particolare con lo scoppio della pandemia, altri ricercatori hanno perseguito gli stessi obiettivi

La scoperta

Esche proteiche per combattere COVID-19 hanno recentemente completato le prime prove di sicurezza negli esseri umani

Queste esche si legherebbero alla proteina spike del virus, disarmandolo. Le molecole potrebbero sia proteggere le persone dall’infezione sia aiutare i pazienti COVID-19 a eliminare il virus dal corpo.

Se i risultati fossero confortanti si aprirebbe la strada a combattere altre patologie come l’Ebola, l’HIV e l’influenza

 

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