L' osmolarità è correlata alla misura della pressione osmotica esercitata da una soluzione attraverso una membrana semipermeabile rispetto all'acqua pura.
L'osmolarità dipende quindi dal numero di particelle presenti nella soluzione e non dalla loro natura ed è definita come Osm/L.
Trova applicazioni in campo medico. Il test dell'osmolarità plasmatica dipende dalla concentrazione degli elettroliti e di altre molecole quali il glucosio e l'urea.
Esso consente di valutare: il bilancio idrico dell'organismo, la sua capacità a produrre e concentrare le urine, per valutare l'iponatriemia, per rilevare la presenza di tossine come metanolo e etilenglicole, e per monitorare terapie con farmaci osmoticamente attivi come il mannitolo
Pressione osmotica
La pressione osmotica è una delle proprietà colligative delle soluzioni ed è definita come:
π = CRTi
dove C è la concentrazione molare della soluzione, R è la costante universale dei gas che vale 0.08206 se la pressione è espressa in atm, il volume in litri e la temperatura in gradi Kelvin, T è la temperatura espressa in gradi Kelvin e i è l'indice di vant'Hoff.
L'indice di van't Hoff per i non elettroliti come glucosio e saccarosio vale generalmente 1.
Per gli elettroliti forti l'indice di van't Hoff è pari, in prima approssimazione, al numero di ioni in cui si dissocia l'elettrolita.
Per gli elettroliti deboli vi è una correlazione tra grado di dissociazione α e indice di van't Hoff secondo la relazione:
i = 1 + α(n-1)
essendo n il numero di ioni ottenuti dalla dissociazione completa dell'elettrolita.
L'osmolarità è data quindi dal prodotto tra la molarità e l'indice di van't Hoff pertanto, ragionando in termini di osmolarità la pressione osmotica può essere definita come:
π = Osm/L ∙RT