Il solfuro di carbonile fu descritto nel 1841 e caratterizzato nel 1867.
Esso è una sostanza infiammabile e può formare miscele esplosive con l’aria. Ha azione corrosiva per i metalli comuni in presenza di umidità e reagisce vigorosamente con gli ossidanti.
Il solfuro di carbonile è detto anche ossisolfuro di carbonio presenta una struttura lineare simile a quella del biossido di carbonio. Nella molecola infatti il carbonio è ibridato sp e si lega tramite doppio legame sia all’ossigeno che allo zolfo
L’unica differenza risiede nelle lunghezze di legame. Nel biossido di carbonio la lunghezza di legame carbonio-ossigeno è di 116.3 pm mentre nel solfuro di carbonile la lunghezza di legame carbonio-ossigeno è di 115.78 pm mentre quella carbonio-zolfo è di 156.01 pm.
Proprietà
Il solfuro di carbonile è un gas inodore e scarsamente solubile in acqua contenente zolfo.
È il gas più presente nella troposfera e, a causa della sua relativa inerzia chimica, si diffonde nella stratosfera dove di ossida a solfato.
A differenza del dimetilsolfossido che è ossidato fotochimicamente nella troposfera il solfuro di carbonile è assorbito dalle piante dove si idrolizza in biossido di carbonio e solfuro di idrogeno tramite azione enzimatica.
Il solfuro di carbonile è prodotto negli oceani dall’ossidazione fotochimica dei composti organici solforati pertanto è un importante composto che entra nel ciclo dello zolfo e fa parte dei gas prodotti da un’eruzione vulcanica.
Sintesi
Fu sintetizzato a partire da tiocianato di potassio e acido solforico ad una temperatura di 40-50 °C secondo la reazione:
KSCN + 2 H2SO4 + H2O → KHSO4 + NH4HSO4 + COS
da cui si ottiene, oltre al solfuro di carbonile, anche il solfato acido di potassio e di ammonio
A livello industriale può essere ottenuto dalla reazione tra monossido di carbonio e zolfo a circa 800°C:
CO + S → COS
Reazione con gli amminoacidi
Vari studi scientifici hanno dimostrato che esso reagisce con gli amminoacidi in soluzione acquosa per dare peptidi
Potrebbe quindi avere giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione prebiotica